VIVETE NELLA GIOIA!

  

  

    

Catechesi

                                  

LA GIOIA CRISTIANA

di Padre Lino Pedron, dehoniano

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DOBBIAMO RIVESTIRCI DELLA GIOIA CRISTIANA

La gioia � il dono che il cristianesimo ha fatto al mondo. Tutto il nostro essere � fatto per la

gioia. "Non si pu� trovare uno che non voglia essere felice" (s. Agostino). "Norma suprema

di condotta, criterio discriminante del bene e del male � la felicit�: uno fa bene quando

tende alla felicit�, fa male quando tende a metterla in pericolo; ha diritto a tutto ci� che �

necessario per arrivare alla felicit� ed ha il dovere di fare tutto quello che occorre a tale

scopo" (G. B. Guzzetti). Ma c’� anche un falso modo di intendere la gioia. "Non � certo che

tutti vogliano essere felici; poich� chi non vuole avere gioia di Te, che sei la sola felicit�,

non vuole la felicit�" (s. Agostino). Nonostante le deviazioni possibili e facili per l’uomo

storico, la gioia � richiesta dalla natura stessa dell’uomo, � un suo bisogno, � un suo diritto.

Quel che � vero per ogni uomo lo � a maggior ragione per il cristiano. Egli deve avere la sua

tipica gioia, ed essa � per lui un dovere. Deve cercarla con impegno senza darsi per vinto

finch� non l’abbia trovata.

Il dovere della gioia nelle Scritture

"Possa tu avere molta gioia!" � il saluto rivolto dall’angelo a Tobia (Tb 5,11). E il Siracide

aggiunge: "Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia

del cuore � la vita per l’uomo, l’allegria di un uomo � lunga vita! (Sir 30,22-23). "Dio ama

chi dona con gioia" (Sir 35,11; 2Cor 9,7).

Ges� insiste molto sulla gioia: "Questo vi ho detto perch� la mia gioia sia in voi e la vostra

gioia sia piena" (Gv 15,11). Prega per i suoi discepoli "perch� abbiano in se stessi la

pienezza della sua gioia" (Gv 17,13). Si premura di assicurarli che la loro tristezza per la sua

passione e morte si cambier� in gioia quando lo vedranno risuscitato e glorioso: "Voi sarete

afflitti, ma la vostra afflizione si cambier� in gioia... Voi ora siete nella tristezza; ma vi

vedr� di nuovo e il vostro cuore si rallegrer� e nessuno vi potr� togliere la vostra gioia" (Gv

16,20-23). Li esorta a pregare il Padre per provare la gioia di essere esauditi: "Chiedete e

otterrete, perch� la vostra gioia sia piena" (Gv 16,24). Ges� si esprime con tenerezza e con

forza perch� chi lo segue comprenda che la proposta di vita cristiana, che passa attraverso

la croce, ha come sfondo e traguardo la gioia. � terribilmente falsa la presentazione del

cristianesimo come "nemico della gioia" (Anatole France) o "maledizione della vita"

(Nietzsche). San Paolo esorta i cristiani a conservare sempre e ovunque la gioia: "Fratelli

miei, state lieti nel Signore" (Fil 3,1); "Rallegratevi nel Signore; ve lo ripeto ancora,

rallegratevi. La vostra affabilit� sia nota a tutti gli uomini" (Fil 4,4-5); "Il regno di Dio... �

giustizia, pace, e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14,17), E l’apostolo giustifica questa sua

insistenza sulla gioia del cristiano appellandosi proprio alla volont� di Dio: "State sempre

lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie: questa � infatti la volont� di Dio

in Cristo Ges� verso di voi" (1Ts 5,18).

Il cristiano deve essere gioioso perch� lo Spirito di Dio produce in lui la gioia: "Il frutto

dello Spirito � amore, gioia..." (Gal 5,22). Illuminata dalla parola di Dio e dalla sua grazia,

la vita dei cristiani diventa una festa: essi sono davvero la Pasqua del mondo.

La tradizione del pensiero cristiano

Gli Atti degli apostoli descrivono cos� i primi cristiani: "Ogni giorno tutti insieme

frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e

semplicit� di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" (At 2,46-47).

Tra i primi testi cristiani, il Pastore di Erma ci regala questa stupenda pagina: "Caccia da

te la tristezza perch� � sorella del dubbio e dell’ira. Tu sei un uomo senza discernimento

se non giungi a capire che la tristezza � la pi� malvagia di tutte le passioni e dannosissima

ai servi di Dio: essa rovina l’uomo e caccia da lui lo Spirito Santo... Armati di gioia, che �

sempre grata ed accetta a Dio, e deliziati in essa. L’uomo allegro fa il bene, pensa il bene

ed evita pi� che pu� la tristezza. L’uomo triste, invece, opera sempre il male, prima di

tutto perch� contrista lo Spirito Santo, fonte all’uomo non di mestizia ma di gioia: in

secondo luogo perch� tralasciando di pregare e di lodare il Signore, commette una

colpa... Purificati, dunque da questa nefanda tristezza e vivrai in Dio. E vivranno in Dio

quanti allontanano la tristezza e si rivestono di ogni gioia" (Pastore di Erma. Decimo

precetto).

San’Ignazio di Antiochia in viaggio verso Roma dove mor� martire nel 107 d. C. scrive ai

Romani: "� bello tramontare al mondo per il Signore e risorgere in Lui... Scrivo a tutte le

Chiese e annunzio a tutti che io muoio volentieri per Dio... Potessi gioire delle bestie per

me preparate e mi auguro che mi si avventino subito".

Il vescovo san Policarpo (+155) nell’affrontare il martirio "era pieno di coraggio e

allegrezza e il suo volto splendeva di gioia" (Martirio di Policarpo. XII, 1).

I Padri del deserto e i dottori della Chiesa d’Oriente ponevano come ottavo

vizio capitale la tristezza peccaminosa che � l’opposto della gioia cristiana.

San Nilo l’Antico scriveva: "La dolcezza dello spirito nasce dalla gioia mentre la tristezza

� come la bocca del leone che divora l’uomo malinconico" (Detti dei padri del deserto).

La gioia � dunque un dovere per il cristiano: "� necessario che chiunque

voglia progredire abbia la gioia spirituale" (s. Tommaso d’Aquino). Perci� �

certo che il cristiano deve cercare la sua gioia, deve possederla. Nel fare

questo non solo non pecca, ma compie giustamente la volont� di Dio. E

appare nel mondo come l’uomo veramente realizzato mentre egli stesso si

accorge quanto sia beata la sua condizione paragonata a quella di coloro che

si dibattono disperatamente nella condizione del non-senso della vita.

DOV’� E CHE COS’� LA GIOIA CRISTIANA

La gioia dell’amore di Dio

"La gioia � causata dall’amore" (s. Tommaso d’Aquino). Gioia e amore camminano

insieme. Chi non ama non pu� essere gioioso. La gioia � assente dove sono presenti

l’egoismo e l’odio. La disperazione nasce dall’assenza dell’amore.

La gioia cristiana � una ridondanza dell’amore di Dio: non � una virt� distinta dall’amore,

ma � un’effetto dell’amore. Questa precisazione non � inutile, ma indispensabile e

fondamentale perch� ci svela il motivo del fatto che molti cercano la gioia e non la trovano.

Essi la cercano invano perch� pensano che essa sia reperibile per se stessa. La gioia non ha

consistenza in se stessa: ha la sua sorgente nell’amore, � un raggio dell’amore. E la

sorgente dell’amore � Dio: "Dio � amore" (1 Gv 4,8).

La gioia spirituale

"La gioia piena non � carnale, ma spirituale" (s. Agostino). Tutto ci� � verissimo perch� la

gioia cristiana � una gioia di Dio, una gioia che � frutto dello Spirito di Dio che abita in noi

(Gal 5,22). Tuttavia la gioia cristiana afferra, promuove, illumina e intensifica le diverse

gioie dell’uomo. Cos� si hanno le gioie della verit�, del cuore, della bellezza, dei ricordi,

delle attese, ecc. La gioia spirituale ha un riverbero esteriore che illumina tutto

l’essere umano, lo rende amabile e affascinante. Fa del cristiano un bagliore

visibile della Bellezza invisibile, una manifestazione concreta dell’uomo risolto in positiva

armonia, e una attrazione sicura per tutti coloro che ancora camminano nel buio della

tristezza e dell’inquietudine.

DIO � LA NOSTRA GIOIA

La gioia di Dio nell’Antico Testamento

L’AT � un preludio alla gioia cristiana. "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima

esulta nel mio Dio" (Is 61,10). Il pio israelita ha motivi molteplici per esultare nel suo Dio.

1 - Il primo motivo viene dall’alleanza per cui Israele � popolo eletto, scelto per un amore

singolare, sicch� sente Dio come il "suo Dio" e si sente popolo appartenente a Lui: "Tu sei

un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo

popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore si � legato a voi e vi ha

scelti, non perch� siete pi� numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il pi� piccolo di

tutti i popoli -, ma perch� il Signore vi ama e perch� ha voluto mantenere il giuramento

fatto ai vostri padri" (Dt 7,6-8). "Stabilir� la mia dimora in mezzo a voi, e non vi

respinger�. Camminer� in mezzo a voi, sar� vostro Dio e voi sarete il mio popolo. Io sono

il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d’Egitto; ho spezzato il vostro giogo e

vi ho fatto camminare a testa alta" (Lv 26,11-13). Dio ama il suo popolo "di un amore

eterno" (Ger 31,3) di un amore "forte come la morte" (Ct 8,6), di un amore tenerissimo

come quello di una madre per il suo bambino (Is 49,15) e come quello di un padre verso il

proprio figlio primogenito (Es 4,22). Da questa alleanza e da questo rapporto d’amore

scaturisce la gioia. "Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano" (Sal 40,17). "Acclamate al

Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con

esultanza... Varcate le sue porte con inni di grazie, e i suoi atri con canti di lode, lodatelo,

benedite il suo nome; poich� buono � il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedelt�

per ogni generazione" (Sal 100). Dio stesso chiede al suo popolo di essere gioioso: "Non vi

rattristate, perch� la gioia del Signore � la vostra forza" (Ne 8,10). Il pio Israelita sente di

conseguenza l’enorme gioia che gli viene dal suo Signore e prova un’estatica allegrezza,

frutto della gioia di sentirsi amato.

2 - Un secondo motivo della gioia d’Israele � la potenza del suo Dio: "Tu sei il Signore, il

Dio d’ogni potere e d’ogni forza e non c’� altri fuori di te, che possa proteggere la stirpe

d’Israele" (Gdt 9,14). Questa potenza si manifesta in tutta la storia del popolo eletto ed

esso vi si abbandona, liberato da ogni paura e sicuro dell’aiuto divino. Perci� ne gioisce

(Es 15; Sal 126).

La potenza di Dio creatore fa esultare di gioia le sue creature: "Mi rallegri, Signore, con le

tue meraviglie, esulto per l’opera delle tue mani. Come sono grandi le tue opere, Signore,

quanto profondi i tuoi pensieri!" (Sal 92,5-6). I cantori ispirati del popolo eletto invitano

tutta la creazione a partecipare al loro stato d’animo: "Gioiscano i cieli, esulti la terra,

frema il mare e quanto racchiude; esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli

alberi della foresta davanti al Signore che viene" (Sal 96,11-13).

La potenza del Signore � anche potenza che protegge il suo popolo e provvede alle sue

necessit�: "Egli lo trov� in terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circond�, lo

allev�, lo custod� come pupilla del suo occhio. Come aquila che veglia la sua nidiata, che

vola sopra i suoi nati, egli spieg� le sue ali e lo prese, lo sollev� sulle sue ali. Il Signore lo

guid� da solo, non c’era con lui alcun dio straniero. Lo fece montare sulle alture della terra

e lo nutr� con i prodotti della campagna; gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dai

ciottoli della roccia; crema di mucca e latte di pecora insieme al grasso di agnelli, arieti di

Basan e capri, fior di farina di frumento e sangue di uva, che bevvero spumeggiante" (Dt

32,10-14). Per questo motivo Israele deve avere la gioia che Dio esige come segno

dell’amore corrisposto; altrimenti Dio metter� il suo popolo alla prova: "Poich� non avrai

servito il Signore tuo Dio con gioia e di buon cuore in mezzo all’abbondanza di ogni cosa,

servirai i tuoi nemici che il Signore mander� contro di te, in mezzo alla fame, alla sete, alla

nudit� e alla mancanza di ogni cosa" (Dt 28,47-48).

La potenza di Dio � anche una potenza che salva dalla schiavit� d’Egitto e in tutti i

momenti della storia successiva. L’amore salvante diviene un nuovo incitamento a gioire:

"Io gioir� nel Signore, esulter� in Dio mio salvatore" (Ab 3,18). Una salvezza che non solo

afferra la storia, ma il cuore dell’uomo. Dio trasforma il loro cuore di pietra in un cuore di

carne (Ez 36,26) e cos� una nuova gioia nascer� in loro: "Hai messo pi� gioia nel mio

cuore di quando abbondano vino e frumento" (Sal 4,8).

Infine la potenza di Dio � una potenza che perdona con innamorata longanimit�: "Egli

perdona tutte le tue colpe... Non ci tratta secondo i nostri peccati... Come dista l’oriente

dall’occidente, cos� allontana da noi le nostre colpe. Come un padre ha piet� dei suoi figli,

cos� il Signore ha piet� di chi lo teme. Perch� egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi

siamo polvere" (Sal 103,3-14).

E la commozione di questa misericordia che perdona � nuovo motivo di gioia per Israele:

"Piet� di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bont� cancella il mio

peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato... Purificami con issopo e

sar� mondo; lavami e sar� pi� bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno

le ossa che hai spezzato... Rendimi la gioia di essere salvato" (Sal 51,1-14).

3 - Un terzo motivo di gioia per Israele � la presenza di Dio nel tempio e la sua legge. Dio

stesso dice a Isaia: "Si godr� e si gioir� sempre di quello che sto per creare, e far� di

Gerusalemme una gioia, e del suo popolo un gaudio" (Is 65,18). Gerusalemme infatti "� la

gioia di tutta la terra" (Sal 48,3), � la citt� dell’arca dell’alleanza e del tempio, casa

dell’Eterno, santa dimora di Dio che fa trasalire di gioia quanti la amano: "Rallegratevi

con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti

che avete partecipato al suo lutto. Cos� succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue

consolazioni; succhierete, deliziandovi, all’abbondanza del suo seno. Poich� cos� dice il

Signore: "Ecco io far� scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperit�; come un

torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle

ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio cos� io vi consoler�; in

Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioir� il vostro cuore, le vostre ossa

saranno rigogliose come erba fresca" (Is 66,10-14). Per gli ebrei non ci sar� pi� gioia senza

Gerusalemme. E la tristezza della lontananza da essa � espressa meravigliosamente nel

salmo 137. Insieme con la gioia della citt� santa di Dio, scaturisce la gioia delle feste che in

essa si celebrano (Sal 100). La festivit� religiosa che mette il popolo eletto in

comunicazione particolare col suo Dio, sar� sempre tripudio di gioia: "Gioirai davanti al

Signore tuo Dio tu, tuo figlio, tua figlia, il levita che sar� nelle tue citt� e l’orfano e la

vedova che saranno in mezzo a te" (Dt 16,11). Israele canta la sua gioia per la legge del

Signore: "Beato l’uomo... che si compiace della legge del Signore e la sua legge medita

giorno e notte" (Sal 1,2). Il salmo 119 � un grandioso elogio della legge divina: "Nel seguire

i tuoi ordini � la mia gioia pi� che in ogni altro bene" (v. 14); "Mia eredit� per sempre i

tuoi comandamenti, sono essi la gioia del mio cuore" (v. 111); "Io gioisco per la tua

promessa, come uno che trova un grande tesoro" (v. 162); "Desidero la tua salvezza,

Signore, e la tua legge � tutta la mia gioia" (v. 174).

Abbiamo accennati alcuni temi della gioia di Dio nell’AT. Giustamente il salmista parla

del "Dio della mia gioia e del mio giubilo" (Sal 43,4) e canta: "Con voci di gioia ti loder� la

mia bocca... Esulto di gioia all’ombra delle tue ali" (Sal 63,6-8). Veramente davanti al

volto di questo Dio il nostro gaudio deve risuonare costantemente: "Beato il popolo che ti

sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto: esulta tutto il giorno nel tuo

nome, nella tua giustizia trova la sua gloria" (Sal 89,16-17). � il Signore che ci indica la via

della gioia piena e della dolcezza senza fine: "Mi indicherai il sentiero della vita, gioia

piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra" (Sal 16,11). Il timorato

amante di Dio esorta tutti a lanciare grida di gioia all’Eterno: "Acclami al

Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. Cantate inni al

Signore con l’arpa, con l’arpa e con suono del corno acclamate davanti al re,

il Signore. Frema il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I

fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne davanti al Signore che

viene" (Sal 98,4-9). Mirabile estasi di tutto Israele, del mondo e dei suoi abitanti per il

Dio della gioia!

La gioia di Dio nel Nuovo Testamento

Quello che abbiamo contemplato nella storia d’Israele riguardo alla gioia, non � che

l’ombra di ci� che � la gioia di Dio nella vita cristiana.

Questa nuova gioia di Dio ha questi luminosi capisaldi:

1 - L’alleanza dell’AT cede il posto alla nuova alleanza nel sangue di Cristo per cui Dio non

stringe con noi solo un patto esterno, ma viene ad abitare dentro di noi. E questo Dio �

ormai, con esplicita e piena rivelazione, il Padre, il Figlio e lo Spirito santo, la Trinit� che

inabita nel cristiano. "Se uno mi ama, osserver� la mia parola e il Padre mio lo amer� e

noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). "Se ci amiamo gli uni gli

altri, Dio rimane in noi e l’amore di Dio � perfetto in noi. Da questo si conosce che noi

rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito... Chiunque riconosce

che Ges� � il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio... Chi sta nell’amore dimora in

Dio e Dio dimora in lui" (1Gv 4,12-16). "Non sapete che il vostro corpo � tempio dello

Spirito Santo che � in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?" (1Cor

6,19). "Noi siamo il tempio del Dio vivente" (2Cor 6,16).

La nuova alleanza raggiunge cos� il pi� mirabile scambio dell’amore fra Dio e noi sulla

terra, la pi� intensa presenza di Colui che amiamo in noi. In questa singolare presenza del

nostro Bene infinito, l’esperienza dell’amore raggiunge termini meravigliosi e la gioia

nuova che ne scaturisce � inesprimibile. A maggior ragione per il cristiano, rispetto al pio

israelita, Dio � pi� decisamente il "suo Dio". L’amore di Dio raggiunge la sua pienezza nel

farci "partecipi della natura divina" (2Pt 1,4) e suoi figli adottivi (Gal 4,5) cos� che siamo

chiamati e siamo veramente figli di Dio (1Gv 3,1). Nessuno pi� di noi ha conosciuto il

cuore del Padre chino amorevolmente su di noi. Nessuno pi� di noi pu� conoscere la gioia

profonda che nasce da un simile patto nuovo per cui Dio � in noi e noi in Dio. Perci�

molto pi� a ragione che tutti i profeti e gli amici del Dio dell’AT, san Paolo pu� dirci:

"Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi" (Fil 4,4).

L’immagine gioiosa del matrimonio usata nell’AT per esprimere la delicatezza e l’intimit�

d’amore fra Israele e Dio, acquista nel NT un valore pi� significativo e pi� consistente e

introduce in forme impensate di intimit� che fanno scaturire gioie inimmaginabili. Cos� si

esprimono i mistici feriti dalla piaga d’amore del loro Dio che li abita e li trasforma.

Quell’alleanza inaugurata nell’AT che dava tanta gioia a Israele, approda, nel NT, al suo

termine definitivo. "Lo sposalizio di Dio con il genere umano si realizza nello stesso

essere di Ges� allorch�, incarnandosi, il Verbo si fa capo dell’umanit� redenta... Il mistero

dell’alleanza entrato nella storia imperfettamente attraverso l’AT, diventa perfetto con

l’Incarnazione e la sua ultima conseguenza, la Croce" (Grelot).

2 - La gioia cristiana � ancora appoggiata alla potenza di Dio che nel NT manifesta le sue

opere pi� meravigliose. La potenza divina, che ha assistito tutta la storia d’Israele, si

manifesta maggiormente "nella pienezza dei tempi" quando la "liberazione" acquisisce il

senso interiore e soprannaturale della redenzione attuata. Qui la nostra gioia scaturisce

dal senso della trasformazione operata in noi da Dio per Cristo, con Cristo e in Cristo.

Con tale trasformazione acquistiamo un modo nuovo di intendere e di sperimentare la

potenza di Dio. Siamo diventati in Cristo una nuova creatura (2Cor 5,17), abbiamo

rivestito l’uomo nuovo (Col 3,10): Dio che ci aveva cos� mirabilmente creati, ci ha

"ricreati" ancora pi� mirabilmente. Di conseguenza abbiamo anche una nuova visione di

tutta la creazione: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di

Dio... e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavit� della corruzione, per

entrare nella libert� della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,19-21). In tale visione delle cose c’�

una nuova ragione per essere sempre pieni di gioia. La potenza di Dio attua il

disegno di salvezza in Cristo e cos� il cristiano ha la gioia di sperimentare un

amore che si piega verso di lui fino a risolvere il dramma doloroso e triste

della solitudine dell’uomo: "� lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci

ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto per opera del quale abbiamo la redenzione, la

remissione dei peccati" (Col 1,13). Dio non ci libera solo da schiavit� esterne e da nemici

esteriori, ma dal Maligno e dal peccato. E il Padre compie tutto questo mandando il

Figlio, espressione massima dell’amore di Dio per noi: "Dio infatti ha tanto amato il

mondo da dare il suo Figlio unigenito, perch� chiunque crede in lui non muoia, ma abbia

la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perch�

il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,16-17). Non c’� motivo pi� grande di questo

per la nostra gioia: scoprire la tenerezza dell’amore di Dio rivelatosi a noi in

Cristo.

Dio manifesta la sua onnipotenza soprattutto nel perdonare e nell’usare misericordia.

L’incarnazione del Verbo � la misura pi� impensabile della volont� di perdono da parte di

Dio. Il nome Ges� � un programma; significa "Dio salva": "Egli infatti salver� il suo

popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21).

3 - La gioia del NT ha infine la sua beatificante novit� nella nuova presenza di Dio-Amore

in noi. Il tempio di Dio non � pi� Gerusalemme, ma l’uomo dove Egli abita, in comunione

di amore con lui. La nostra gioia � pi� reale, pi� intima, pi� estasiante: "Noi

siamo il tempio del Dio vivente" (2Cor 6,16). La prova pi� alta dell’amore di Dio

sulla terra sta in questa misteriosa, ma reale inabitazione. Dice s. Agostino,

commentando la Scrittura: "Siate giocondi, o giusti. Gi�, forse, i fedeli udendo: siate

giocondi, pensando ai conviti, preparano i bicchieri, aspettano il momento di coronarsi di

rose... Stai attento a quel che segue: nel Signore... Tu aspetti la primavera per far allegria;

la tua gioia � nel Signore, egli � sempre con te, e non in una sola stagione; lo hai di notte,

lo hai di giorno... da lui ti verr� sempre la gioia". E ancora: "E la nostra societ� sia con Dio

Padre, e in Ges� Cristo Figlio di Lui. E questo, dice san Giovanni, ve lo scriviamo, affinch�

la vostra gioia sia piena. Dice che la gioia sia piena in quella societ�, in quella carit�, in

quella unit�". E infine: La vita beata � proprio questa: godere tendendo a Te, godere di

Te, godere a causa di Te; questo e non altro. Quelli che credono che ce ne sia un’altra,

vanno dietro ad un’altra gioia e non a quella vera. Ed anche allora la loro volont� sta

attaccata ad una certa immagine di gioia". Sull’antica legge perfezionata, spunta come

culmine della novit� cristiana, il comandamento nuovo: "Vi do un comandamento nuovo:

che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cos� amatevi anche voi gli uni gli altri"

(Gv 13,34). Il NT � tutto investito dall’amore, respira nell’amore e nell’amore si risolve. Il

frutto immediato della presenza di Dio nei giusti �, insieme all’amore, la

gioia (Gal 5,22). Di conseguenza si capisce la novit� della gioia della festa nel nuovo

culto di Dio dopo la redenzione. La gioia non nasce pi� da un tempio di pietre, ma nel

comunicare con l’innamorante mistero della morte e risurrezione di Cristo, con la Pasqua

eucaristica, con il giubilo universale per la salvezza, con Dio Trinit�, tutto amore,

beatitudine e sollecitudine per l’uomo, contemplato in terra attraverso la fede. Dio �

veramente "il Dio della mia gioia e del mio giubilo" (Sal 43,4). Lo cercheremo allora,

costantemente, con l’atteggiamento dei salmi: "Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo

nome, o Altissimo" (Sal 9,3). "Esulter� di gioia per la tua grazia" (Sal 31,8).

La gioia attraverso Cristo

La gioia cristiana, per essere tale, deve passare attraverso Ges� Cristo. La gioia di Dio si

ottiene per la mediazione del Verbo incarnato: egli � la strada della nostra gioia. � lui che

ci fa conoscere pi� pienamente Dio; � lui che ci permette di gioire della verit�; � lui che ci

comunica la vita divina. L’incarnazione � la pi� grande rivelazione del mistero di Dio

nascosto e invisibile. Cos� la gioia dell’invisibile Dio passa per la gioia di Cristo, Dio fatto

uomo e visibile ai nostri occhi. "Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal

Padre, pieno di grazia e di verit�" (Gv 1,14); "Noi abbiamo udito, noi abbiamo veduto con

i nostri occhi, noi abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato il Verbo della

vita," (1Gv 1,1). � attraverso l’umanit� del Verbo incarnato che proviamo il giubilo della

gloria divina manifestata a noi. Per arrivare alla contemplazione di Dio-Trinit� dobbiamo

passare attraverso la contemplazione insistente dell’umanit� di Ges� salvatore e delle sue

santissime piaghe. Ges� Cristo � veramente la strada obbligata della gioia

cristiana.

La nostra gioia da Cristo

� veramente meraviglioso vedere come Cristo genera in noi la sua gioia e come questa si

espande dentro di noi: essa � immediatamente sentita come qualcosa che promana da

Lui. Ricordiamo alcune testimonianze esplicite per capirlo. La prima epifania gioiosa del

Cristo la si ha quando il saluto di Maria, che porta il Salvatore nel suo seno, raggiunge

Elisabetta: Giovanni Battista esulta di gioia nel seno di lei (Lc 1,44).

Alla nativit� di Cristo l’angelo annunzia ai pastori "una grande gioia" (Lc 2,10). Quando i

Magi vedono nuovamente la stella che li conduce a Cristo "provano una grandissima

gioia" (Mt 2,10). Zaccheo riceve Ges� nella sua casa "pieno di gioia" (Lc 19,6). Nel giorno

dell’ingresso messianico in Gerusalemme "tutta la folla dei discepoli, esultando, cominci�

a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto" (Lc 19,37). E questi sono

solamente alcuni degli episodi di gioia suscitata dalla presenza di Cristo nel vangelo. Ma

vogliamo segnalare distintamente le principali ragioni che costituiscono la trama

essenziale della nostra gioia riguardo al Redentore divino, seguendo i misteri della sua

vita sul dettato della rivelazione.

1 - C’� la gioia dell’attesa. Gli annunzi profetici del Salvatore sono carichi di parole gioiose

e di trasalimenti di felicit�. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce;

su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai

aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si

gioisce quando si spartisce la preda... Poich� un bambino � nato per noi, ci � stato dato un

figlio. Sulle sue spalle � il segno della sovranit� ed � chiamato: Consigliere ammirabile,

Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sar� il suo dominio e la pace

non avr� fine" (Is 9,1-6; cfr. Mt 4,14-15 e liturgia del Natale). "Esulta grandemente, figlia

di Sion, giubila figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli � giusto e vittorioso,

umile, cavalca un asino, un puledro di asina. Far� sparire i carri da Efraim e i cavalli da

Gerusalemme, l’arco di guerra sar� spezzato, annunzier� la pace alle genti, il suo dominio

sar� da mare a mare e dal fiume ai confini della terra" (Zc 9,9-10; cfr Mt 21,1-7).

Ma la gioia profetica � stata preceduta gi� dalla gioia dei patriarchi. E lo dir� Ges� stesso:

"Abramo, vostro padre, esult� nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne

rallegr�" (Gv 8,56).

2 - C’� la gioia dell’Incarnazione e del Natale. Annunziata dall’angelo (Lc 2,10), scoperta

dai pastori (Lc 2, 20) e dai magi (Mt 2,10), manifestata dal vecchio Simeone e dalla

profetessa Anna (Lc 2,25-38). La gioia per la venuta di Cristo ha una molteplice

motivazione. � innanzitutto la gioia per l’opera pi� grande compiuta da Dio: l’unione

della natura divina e della natura umana nell’unica persona del Figlio di Dio. Per questo

mirabile mistero san Giovanni Crisostomo ha detto: "Colui che �, viene nel mondo, colui

che �, diventa ci� che non era: essendo Dio, infatti, ecco che si fa uomo, ma non cessa per

questo di essere Dio, si fa uomo senza che la divinit� subisca mutamento, n� � da credere

che egli essendo uomo, sia diventato Dio per successive approssimazioni. Si � fatto carne

restando ci� che era: il Verbo, e senza che la sua propria natura si sia modificata". Come

non essere nella gioia profonda considerando questo singolarissimo avvenimento a cui ha

preso parte tutta la santissima Trinit�, mostrando un amore infinito? Questo

avvenimento � il centro di tutta l’opera di Dio, ci fa vedere Dio con noi, che diventa uno di

noi; rende visibile l’Amore e la Verit�; esso realizza le nozze del Verbo con la natura

umana, con l’umanit�. Dice sant’Agostino: "Nel seno della Vergine si sono uniti lo sposo e

la sposa, il Verbo e la carne, perch� il Verbo � lo sposo e la carne umana la sposa, e queste

nature formano un solo Figlio di Dio, un solo e medesimo figlio dell’uomo... Quando il

Figlio di Dio � uscito come uno sposo dal letto nuziale, ossia dal seno verginale di Maria,

era gi� unito con una ineffabile alleanza alla natura umana". Per questo i Padri della

Chiesa dicono che nell’incarnazione "c’era in Cristo Ges� tutta l’umanit�" (s. Cirillo di

Alessandria) e che egli "assume in s� tutta la natura umana" (s. Ilario) per portarla tutta

al Calvario (s. Cipriano), risuscitarla (s. Gregorio di Nissa) e salvarla. L’incarnazione del

Verbo � una specie di concorporazione di tutti gli uomini in Cristo (s. Ilario): l’inizio del

corpo mistico di Cristo nel quale tutti gli uomini sono invitati ad entrare come membra

vive. Il tema dello sposalizio, gi� espresso nell’AT tra Dio-sposo e Israele-sposa,

nell’Incarnazione diventa una realt� piena e definitiva: Dio si unisce in modo

indissolubile ed eterno all’umanit�. Dio e gli uomini si uniscono per sempre nella buona e

nella cattiva sorte, nella morte e nella vita. � avvenuto un mirabile scambio: "Dio si �

fatto uomo affinch� l’uomo diventasse Dio" (s. Agostino). In questo ammirabile scambio

avvenuto nell’incarnazione noi vi troviamo l’enorme nostro bene realizzato nella

esaltazione della natura umana. La gioia del Natale scaturisce dalla contemplazione

dell’inizio del nostro stupendo destino di redenti e del nostro ritorno al paradiso. "In

questo giorno � stata piantata sulla terra la condizione dei cittadini celesti, gli angeli

entrano in comunione con gli uomini, i quali si intrattengono senza timore con gli angeli.

Ci� perch� Dio � sceso sulla terra e l’uomo � salito al cielo. Ormai non c’� pi� separazione

fra cielo e terra, tra angeli ed esseri umani" (s. Giovanni Crisostomo). La liturgia

bizantina esclama: "O mondo, alla notizia (del parto verginale di Maria) canta e danza:

con gli angeli e i pastori glorifica Colui che ha voluto mostrarsi bambino, il Dio di prima

dei secoli". Gioia dell’amore, gioia dell’unione, altissime tenerezze del gaudio

sovrabbondante e luminosissimo!

3 - C’� la gioia pasquale. Essa tocca i vertici pi� alti e scoppia definitivamente nella

risurrezione, completamento indispensabile alla morte del Signore e alla nostra salvezza. I

vangeli sprizzano il fuoco beatificante della gioia che passa dagli angeli a Maria

Maddalena, agli apostoli, ai discepoli di Emmaus. Sulla fede sconcertata di tutti i suoi,

Ges� getta la luce della sua vita gloriosa, li illumina e li rallegra. "Abbandonato in fretta il

sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli"

(Mt 28,8). "I discepoli gioirono al vedere il Signore" (Gv 20,20).

La risurrezione dimostra la divinit� di Cristo ed � spiegazione luminosa e fondamento

incrollabile della nostra fede in lui e della nostra novit� cristiana. Questo � il Cristo di cui

siamo testimoni nel nostro tempo.

Nella notte di pasqua la chiesa esprime la sua gioia con il canto dell’ "Exultet", dove cielo e

terra, angeli e uomini, sono chiamati ad esultare per la vittoria del re: "Esultino i cori degli

angeli del cielo; si celebrino nel gaudio i misteri divini e la tromba della salvezza annunci

la vittoria del re. Si rallegri anche la terra... goda pure la madre Chiesa..." � l’impeto del

gaudio pasquale.

4 - C’� la gioia dell’Ascensione e della Pentecoste. Dopo il fatto dell’ascensione "essi

tornarono a Gerusalemme con grande gioia" (Lc 24,52). Salendo al cielo e sedendo alla

destra del Padre, Cristo � costituito Signore degli angeli, degli uomini e dell’universo

intero. Un uomo, uno di noi � assiso alla destra del Padre, in piena uguaglianza con lui ed

� Signore come lui. Ges� prima di lasciarci ci ha fatto una promessa: "Io vado a prepararvi

un posto; quando sar� andato e vi avr� preparato un posto, ritorner� e vi porter� con me,

perch� siate anche voi dove sono io" (Gv 14,2-3). Scrive Paolo: "Dio ricco di misericordia,

per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti

rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci

ha fatti sedere nei cieli, in Cristo, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza

della sua grazia mediante la sua bont� verso di noi in Cristo Ges�" (Ef 2,4-7).

A quale altezza e perfezione Dio ha condotto l’uomo e il mondo intero! Quanto � avvenuto

al Redentore � modello e premessa di quanto accadr� a noi e all’universo.

La gioia dell’Ascensione si fa preludio della gioia della Pentecoste. Ges� aveva detto: "�

bene per voi che io me ne vada, perch� se non me ne vado, non verr� a voi il Consolatore;

ma quando me ne sar� andato, ve lo mander�" (Gv 16,7). Ci soffermeremo subito nelle

pagine seguenti a parlare pi� diffusamente della gioia cristiana, dono dello Spirito. Qui ci

basta ricordare che la Pentecoste, che � la pienezza della pasqua, inaugura nella chiesa e

in noi, la gioia dello Spirito Santo.

La gioia cristiana

La radice della gioia di Cristo � entrata in noi col battesimo e la confermazione e cresce

quanto pi� viviamo del suo amore e cresciamo in Lui. L’apostolo Paolo ci ammaestra a

fare tutto con Ges�: "Tutto quello che fate in parole e opere, tutto si compia nel nome del

Signore Ges�, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17). Dobbiamo

compenetrarci in Lui fino a poter dire con tutta verit�: "Sono stato crocefisso con Cristo e

non sono pi� io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20); "Per me vivere � Cristo e

morire un guadagno" (Fil 1,21). Perch� questo accada bisogna fare le scelte coraggiose

dell’apostolo: "Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Ges� Cristo, e questi

crocefisso" (1Cor 2,2); "Quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato

una perdita a motivo di Ges� Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla

sublimit� della conoscenza di Cristo Ges� mio Signore, per il quale ho lasciato perdere

tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere

trovato in lui... E questo perch� io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione,

la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza

di giungere alla risurrezione dai morti" (Fil 3,7-11).

E quando n� tribolazione, n� angoscia, n� fame, n� nudit�, n� spada, n� morte, n� vita, n�

alcunch� di creato ci separeranno dall’amore di Cristo (Rm 8,35-38), allora la gioia sar�

perfetta. Cos� il cristiano si espande in Ges� e canta la tenerezza gioiosa di sentirsi

posseduto da lui.

Di conseguenza si comprende come il motivo pi� profondo della tristezza dell’uomo � non

conoscere Cristo, e soprattutto separarsi da lui e combatterlo. Nel vangelo c’� una

dimostrazione violenta della tenebra amara di chi non vuole riconoscere il Redentore. �

quella dei farisei che sono una terra d’ombra, un punto di oscurit�, un cumulo di livore, di

amarezza, di disperato affanno. Come per essi, cos� per tutti i contraddittori di Ges�,

uscire da Lui "Luce vera che illumina ogni uomo" (Gv 1,9) � trovare sempre tristissima

notte, senza alba e senza sole.

LA GIOIA CRISTIANA DONO DELLO SPIRITO

Gioia e amore sono due termini che si richiamano sempre. Ed � perci� che nella gioia

cristiana ha parte determinante lo Spirito Santo, lo Spirito dell’Amore. Essa � un dono di

Lui: "Frutto dello Spirito �... la gioia" (Gal 5,22). Per questo gli Atti dicono che "i discepoli

erano pieni di gioia e di Spirito Santo" (At 13,52), e san Paolo scrive che i Tessalonicesi

"avevano accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande

tribolazione" (1Ts 1,6), perch� "il regno di Dio non � questione di cibo o di bevanda, ma �

giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14,17). Tutto questo non � parola sonante,

ma esatta realt�. "Lo Spirito Santo non � oscuro o mesto: Egli � la gioia dell’amore.

L’esistenza stessa dello Spirito Santo proclama la forza della gioia d’amore e l’inesauribile

eternit� di questa gioia" (Galot). Lo Spirito Santo Amore ha in s� la fonte della gioia. E

siccome ci � stato dato come dono supremo dell’amore del Padre e del Figlio, � sempre

attraverso di lui che, in definitiva, passa la gioia di Cristo e di Dio.

Lo Spirito d’amore e di santificazione

L’AT ci annunzia la promessa di Dio che vuole espandere il suo Spirito: "Vi dar� un cuore

nuovo, metter� dentro di voi uno Spirito nuovo, toglier� da voi il cuore di pietra e vi dar�

un cuore di carne. Porr� il mio Spirito dentro di voi e vi far� vivere secondo i miei statuti

e vi far� osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai

vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sar� il vostro Dio" (Ez 36,26-28).

"L’ equivalenza che la profezia mette tra Spirito e cuore ci fa capire meglio ci� che �

l’effusione dello Spirito divino. Quando Dio vuol mettere il suo Spirito negli uomini, si

pu� dire che Egli vuol donare loro il suo proprio cuore, rimpiazzare il loro cuore con il

Suo, o rifare loro un cuore ad immagine del Suo. Lo Spirito Santo � il cuore di Dio. Il

cuore divino del Padre e del Figlio che comunicandosi agli uomini forma in essi un cuore

nuovo" (Galot). Lo Spirito Santo � il cuore di Dio che diventa il cuore dell’uomo. �

l’Amore che ci investe, ci trasforma e ci fa amare come Lui ama: da questa sinfonia di

amore nasce la gioia. Lo Spirito Santo � l’anello di congiunzione dello straordinario

scambio d’amore fra Dio e noi. La gioia cristiana dell’amore � perci� marcata dall’azione

dello Spirito Santo. "L’amore di Dio � stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello

Spirito Santo che ci � stato dato" (Rm 5,5). Di conseguenza lo Spirito Santo ci rende

"spirituali" e "santi". � l’ospite divino che opera in noi affinch� "Dio sia tutto in tutti"

(1Cor 15,28). � l’ospite dolce dell’anima che la unisce sempre pi� a Cristo. � Lui "che

attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,16) perch� "tutti quelli che sono

guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8, 14). Noi siamo il tempio di

Dio, e lo Spirito di Dio abita in noi (1Cor 3,17). Dio ci ha scelti per la salvezza attraverso

l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verit� (2Ts 2,13). Lo Spirito � il principio

della nostra vita divina: siamo stati generati da Dio (Gv 1,13) nascendo dall’acqua e dallo

Spirito (Gv 3,5). Siamo stati lavati, santificati e giustificati nel nome del Signore Ges�

Cristo e nello Spirito del nostro Dio (1Cor 6,11). � infatti lo Spirito che trasforma le nostre

persone e produce in noi la risurrezione e la vita eterna. "Se lo Spirito di Colui che ha

risuscitato Ges� dai morti abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo dai morti dar� la

vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che abita in voi" (Rm 8,11). � Lui

"che viene in aiuto alla nostra debolezza, perch� nemmeno sappiamo che cosa sia

conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti

inesprimibili; e Colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito perch� egli

intercede per i credenti secondo i disegni di Dio" (Rm 8,26-27).

Diceva Origene: "Se chi crede � munito della forza dello Spirito Santo, � certo che ha

sempre la pienezza della gioia e della pace".

Conclusione

"State sempre lieti...: questa � infatti la volont� di Dio in Cristo Ges� verso di voi" (1Ts

5,18). La gioia � un nostro dovere di uomini e di cristiani. � la testimonianza pi� credibile

e avvincente. La gioia che emana dal cristiano non pu� essere un fatto

eccezionale, come un abito che si indossa nelle feste solenni: deve essere un

fatto quotidiano, feriale, perch� Dio, nostra gioia, � con noi e dentro di noi

tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20).

  

   



La gioia del Signore � la nostra forza!