L'allegrezza vera della nostra vita
del
Servo di Dio DON DOLINDO RUOTOLO
Non
basta elevare delle mura e fabbricare delle sale di riunione per
formare un tempio: � necessario che Dio vi ponga il suo nome, vi
raccolga la sua maest� e la sua potenza, e lo consacri Egli stesso
per mezzo di chi lo rappresenta in terra. Nella casa di Dio il
fedele deve portare i suoi olocausti e le sue offerte, cio� l�
deve pregare, l� deve assistere al sacrificio divino, l� deve
onorare Dio con gli affetti del cuore e dell�anima. � un errore
pretendere di pregare solo nelle proprie case o nel proprio privato
oratorio. L�anima, nel tempio, rende al Signore un culto pubblico,
si unisce alle preghiere degli altri, vi trova un�atmosfera di
fede che le facilita il raccoglimento, vi trova Dio assiso su di un
trono speciale di misericordie, e raccoglie essa pure il frutto
della preghiera che
la Chiesa
fa quando dedica un tempio, supplicando il Signore di esaudire tutti
quelli che in quel luogo vanno a pregare.
L�allegrezza
vera e non fittizia della nostra vita, e la prosperit� dei nostri
affari � legata all�assidua frequenza della casa di Dio; lo
sperimentiamo noi tutti i giorni. Il Signore benedice nelle loro
famiglie, e in tutto quello che intraprendono, coloro che, per
esempio, si alzano di notte per andare in Chiesa prima di recarsi ai
campi, alle officine, agli affari. Gli uomini assidui alla Chiesa,
per profondo e sincero sentimento di fede, sono i pi� prosperi; il
tempo che si d� a Dio � come il lievito che fa crescere la nostra
giornata, � come l�acqua che feconda il nostro campo, � come
sole che illumina e rischiara la vita. Chi non frequenta
la Chiesa
� anche naturalmente impigrito, � tardo nelle sue cose, �
inceppato nei suoi affari, e perde dieci volte di pi� il tempo che
nega al Signore.
La
preghiera mattutina fatta in Chiesa � come il motore di tutta la
nostra giornata, e la preghiera vespertina ne � il soave riposo.
Bisogna sperimentarlo per intenderlo. Cos�, per esempio, il famoso
medico prof. Moscati, nobilissima figura di scienziato napoletano,
assiduo ogni mattina alla Santa Comunione, confessava di avere lumi
speciali e di attingere una forza particolare per riuscire nella sua
professione. La sua giornata si moltiplicava, e da solo dava alla
scienza un contributo ben pi� vasto e prezioso di quello di molti
altri medici, suoi contemporanei.
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