GAUDETE IN DOMINO
ESORTAZIONE APOSTOLICA
DI SUA SANTIT� PAOLO VI
***
In
questa pagina proponiamo solo alcuni passi tratti dall'esortazione
apostolica di Paolo VI.
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Venerabili Fratelli e diletti Figli,
salute e Apostolica Benedizione.
Rallegratevi nel Signore, perch� egli � vicino a quanti lo invocano con cuore sincero (1).
Nel corso di questo Anno Santo gi� molte volte noi abbiamo esortato il Popolo di Dio a
corrispondere con gioiosa prontezza alla grazia del Giubileo. Il nostro invito chiama
essenzialmente, voi lo sapete, al rinnovamento interiore e alla riconciliazione nel Cristo. Ne
va la salvezza degli uomini, ne va la loro felicit� completa. Nel momento in cui, in tutto il
mondo, i credenti si preparano a celebrare la venuta dello Spirito Santo, noi vi invitiamo ad
implorare da Lui il dono della gioia. Certo, per noi stessi il ministero della riconciliazione si
esercita tra numerose contraddizioni e difficolt� (2), ma esso � suscitato ed
accompagnato
in noi dalla gioia dello Spirito Santo. Cos�, in tutta verit� noi possiamo riprendere per
conto nostro, riguardo alla Chiesa universale, la confidenza dell'Apostolo Paolo alla sua
comunit� di Corinto: �Voi siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere.
Sono molto franco con voi . . . Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra
tribolazione�(3). S�, � per noi ugualmente una esigenza di amore l'invitarvi a condividere
questa gioia sovrabbondante che � un dono dello Spirito Santo? (4)
Noi abbiamo dunque sentito come la felice necessit� interiore di indirizzarvi, nel corso di
questo Anno di grazia, e molto opportunamente in occasione della Pentecoste, una
Esortazione Apostolica il cui tema �, precisamente, la gioia cristiana, la gioia nello Spirito
Santo. � come una specie di inno alla gioia divina, che noi vorremmo intonare per
suscitare un'eco nel mondo intero e anzitutto nella Chiesa: che la gioia sia diffusa nei cuori
con l'amore di cui essa � il frutto, per mezzo dello Spirito Santo che ci � stato dato (5).
Auspichiamo anche che la vostra gioia si unisca alla nostra, per la consolazione spirituale
della Chiesa di Dio, e di tutti quegli uomini, che vorranno rendersi cordialmente attenti a
questa celebrazione.
[...]
IV. LA GIOIA NEL CUORE DEI SANTI
Questa, Fratelli e Figli amatissimi, � la gioiosa speranza, attinta alle sorgenti stesse della
Parola di Dio. Dopo venti secoli, questa sorgente di gioia non ha cessato di zampillare nella
Chiesa, e specialmente nel cuore dei santi. � necessario che noi, ora, facciamo sentire
qualche eco di tale esperienza spirituale, che, secondo la diversit� dei carismi delle
vocazioni particolari, illumina il mistero della gioia cristiana.
Al primo posto ecco la Vergine Maria, piena di grazia, la Madre del Salvatore. Disponibile
all'annuncio venuto dall'alto, essa, la serva del Signore, la sposa dello Spirito Santo, la
Madre dell'eterno Figlio, fa esplodere la sua gioia dinanzi alla cugina Elisabetta, che ne
esalta la fede: �L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio
Salvatore . . . D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata� (47). Essa, meglio di
ogni altra creatura, ha compreso che Dio compie azioni meravigliose: santo � il suo Nome,
egli mostra la sua misericordia, egli innalza gli umili, egli � fedele alle sue promesse. Non
che l'apparente corso della vita di Maria esca dalla trama ordinaria: ma essa riflette sui pi�
piccoli segni di Dio, meditandoli nel suo cuore. Non che le sofferenze le siano state
risparmiate: essa sta in piedi accanto alla croce, associata in modo eminente al sacrificio
del Servo innocente, Lei ch'� madre dei dolori.
Ma essa � anche aperta senza alcun limite alla gioia della Risurrezione; ed essa � anche
elevata, corpo e anima, alla gloria del Cielo. Prima creatura redenta, Immacolata fin dalla
concezione, dimora incomparabile dello Spirito, abitacolo purissimo del Redentore degli
uomini, essa � al tempo stesso la Figlia prediletta di Dio e, nel Cristo, la Madre universale.
Essa � il tipo perfetto della Chiesa terrena e glorificata. Quale mirabile risonanza
acquistano, nella sua esistenza singolare di Vergine d'Israele, le parole profetiche rivolte
alla nuova Gerusalemme: �Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio
Dio, perch� mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto col manto della giustizia,
come uno sposo che si cinge di diadema e come una sposa che si adorna di gioielli�
(48).Vicina al Cristo, essa ricapitola in s� tutte le gioie, essa vive la gioia perfetta promessa
alla Chiesa: Mater piena sanctae laetitiae; e giustamente i suoi figli qui in terra, volgendosi
verso colei che � madre della speranza e madre della grazia, la invocano come la causa della
loro gioia: Causa nostrae laetitiae.
Dopo Maria, noi incontriamo l'espressione della gioia pi� pura, pi� ardente, l� dove la
Croce di Ges� viene abbracciata con l'amore pi� fedele: presso i martiri, ai quali lo Spirito
Santo ispira, al culmine stesso della prova, un'attesa appassionata della venuta dello Sposo.
Santo Stefano, che muore vedendo il cielo aperto, non � che il primo di questi testimoni
innumerevoli del Cristo. Quanti ve ne sono, ancora ai nostri giorni e in vari Paesi, che,
rischiando tutto per il Cristo, potrebbero affermare come il martire Sant'Ignazio di
Antiochia: �Vi scrivo mentre sono ancora vivo, ma desidero di morire. Il mio desiderio
terreno � stato crocifisso, e in me non c'� pi� fuoco alcuno per amare la materia, ma in me
c'� un'acqua viva che mormora e dice nel mio intimo: "Vieni al Padre" � (49).
In realt�, la forza della Chiesa, la certezza della sua vittoria, la sua allegrezza quando si
celebra il combattimento dei martiri, provengono dal fatto ch'essa contempla in loro la
fecondit� gloriosa della Croce. Per questo motivo il nostro Predecessore san Leone Magno,
esaltando da questa cattedra romana il martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo, esclama:
�� preziosa davanti allo sguardo di Dio la morte dei suoi santi, e nessuna specie di
efferatezza pu� distruggere una religione fondata sul mistero della Croce di Cristo. La
Chiesa non diminuisce, bens� cresce con le persecuzioni; e il campo del Signore si riveste
incessantemente d'una messe pi� ricca quando i grani di frumento, caduti singolarmente,
rinascono moltiplicati� (50).
Nella casa del Padre, peraltro, vi sono molte dimore, e, per coloro cui lo Spirito Santo
consuma il cuore, vi sono diverse maniere di morire a se stessi e di accedere alla gioia santa
della risurrezione. L'effusione del sangue non � l'unica via. Ma la lotta per il Regno include
necessariamente il passaggio attraverso una passione d'amore; i maestri di spirito ne
hanno parlato egregiamente. E, qui, le loro esperienze interiori s'incontrano, pur nella
diversit� delle tradizioni mistiche, in Oriente come in Occidente. Queste attestano un
medesimo itinerario dell'anima, per crucem ad lucem, e da questo mondo al Padre, nel
soffio vivificante dello Spirito.
Ciascuno di questi maestri di spirito ci ha lasciato un messaggio sulla gioia. I Padri
orientali abbondano di testimonianze su questa gioia nello Spirito Santo. Origene, ad
esempio, ha descritto spesso la gioia di colui che entra nella conoscenza intima di Ges�:
l'anima � allora inondata di allegrezza come quella del vecchio Simeone. Nel tempio che �
la Chiesa, egli stringe Ges� fra le braccia. Egli gode pienamente della salvezza tenendo fra
le mani colui nel quale Dio riconcilia a s� il mondo (51). Nel Medioevo, fra molti altri, un
maestro spirituale d'Oriente, Nicola Cabasilas, Vuol dimostrare come l'amore di Dio per lui
procuri il massimo della gjoia (52). In Occidente, basti citare qualche nome fra quelli che
hanno fatto scuola sul cammino della santit� e della gioia: sant'Agostino, san Bernardo,
san Domenico, Sant'Ignazio di Loyola, san Giovanni della Croce, santa Teresa d'Avila, san
Francesco di Sales, san Giovanni Bosco.
Ma noi vogliamo ricordare in modo pi� marcato tre figure, che ancora oggi attirano
moltissimo l'insieme del popolo cristiano.
E anzitutto il Poverello d'Assisi, sulle cui tracce
si sforzano di mettersi numerosi pellegrini dell'Anno Santo. Avendo abbandonato tutto per
il Signore, egli, grazie a madonna povert�, ricupera qualcosa, si pu� dire, della beatitudine
primordiale, quando il mondo usc�, intatto, dalle mani del Creatore. Nella spogliazione
estrema, ormai quasi cieco, egli pot� cantare l'indimenticabile Cantico delle creature, la
lode di frate sole, della natura intera, divenuta per lui come trasparente, specchio
immacolato della gloria divina, e perfino la gioia davanti alla venuta di �sora nostra morte
corporale�: �Beati quilli ke se trovar� ne le tue sanctissime voluntati�. In tempi pi� vicini a
noi, santa Teresa di Lisieux ci mostra la via coraggiosa dell'abbandono nelle mani di Dio, al
quale essa affida la propria piccolezza. Ma non per questo essa ignora il sentimento
dell'assenza di Dio, cosa di cui il nostro secolo, a suo modo, fa la dura esperienza: �Talvolta
all'uccellino (a cui essa si paragona) sembra di credere che non esista altra cosa all'infuori
delle nuvole che l'avvolgono . . . � quello il momento della gioia perfetta per il povero
debole esserino . . . Che gioia per lui restarsene l� malgrado tutto, fissare la luce invisibile
che si nasconde alla sua fede� (53).
Infine come non ricordare, immagine luminosa per la nostra generazione, l'esempio del
beato Massimiliano Kolbe, genuino discepolo di san Francesco? Durante le prove pi�
tragiche, che insanguinarono la nostra epoca, egli si offr� spontaneamente alla morte per
salvare un fratello sconosciuto; e i testimoni ci riferiscono che il luogo di sofferenze, ch'era
di solito come un'immagine dell'inferno, fu in qualche modo cambiato, per i suoi infelici
compagni come per lui stesso, nell'anticamera della vita eterna dalla sua pace interiore,
dalla sua serenit� e dalla sua gioia.
Nella vita dei figli della Chiesa, questa partecipazione alla gioia del Signore non si pu�
dissociare dalla celebrazione del mistero eucaristico, ov'essi sono nutriti e dissetati dal suo
Corpo e dal suo Sangue. Di fatto, in tal modo sostenuti, come dei viandanti sulla strada
dell'eternit�, essi gi� ricevono sacramentalmente le primizie della gioia escatologica.
Collocata in una prospettiva simile, la gioia ampia e profonda, che fin da quaggi� si
diffonde nel cuore dei veri fedeli, non pu� che apparire �diffusiva di s�, proprio come la
vita e l'amore, di cui essa � un sintomo felice. Essa risulta da una comunione
umanodivina,
e aspira a una comunione sempre pi� universale. In nessun modo potrebbe indurre
colui che la gusta ad una qualche attitudine di ripiegamento su di s�, Essa d� al cuore
un'apertura cattolica sul mondo degli uomini, mentre gli fa sentire, come una ferita, la
nostalgia dei beni eterni. Nei fervorosi, essa approfondisce la consapevolezza della loro
condizione di esiliati, ma li salva altres� dalla tentazione di disertare il proprio posto di
combattimento per l'avvento del Regno. Essa fa loro attivamente affrettare il passo verso la
consumazione celeste delle Nozze dell'Agnello. Essa � in serena tensione tra l'istante della
fatica terrena e la pace della Dimora eterna, conforme alla legge di gravit� propria dello
Spirito: �Se dunque, gi� fin d'ora, noi gridiamo "Abba, Padre!" perch� abbiamo ricevuto
questi pegni (dello Spirito di figli), che cosa sar� mai, quando, risuscitati, noi lo vedremo a
faccia a faccia? Quando tutte le membra, a ondate riversantisi, faranno sgorgare un inno di
esultanza, glorificando Colui che le avr� risuscitate dai morti e gratificate dell'eterna vita?
Di fatto, se semplici pegni, avvolgono in se stessi l'uomo da tutte le parti, Io fanno
esclamare: "Abba, Padre!", che cosa non far� mai la grazia completa dello Spirito, quando
sar� data definitivamente da Dio agli uomini? Essa ci render� simili a lui e compir� la
volont� del Padre, perch� render� l'uomo a immagine e somiglianza di Dio� (54). Fin da
quaggi�, i santi ci danno un pregustamento di questa somiglianza.
[...]
CONCLUSIONE
Nel mezzo di quest'Anno Santo, noi abbiamo pensato di essere fedeli alle ispirazioni dello
Spirito Santo, chiedendo ai cristiani di ritornare cos� alle sorgenti della gioia.
Fratelli e Figli carissimi, non � forse normale che la gioia abiti in noi allorch� i nostri cuori
ne contemplano o ne riscoprono, nella fede, i motivi fondamentali? Essi sono semplici: Dio
ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; mediante il suo Spirito, la sua
Presenza non cessa di avvolgerci con la sua tenerezza e di penetrarci con la sua Vita; e noi
camminiamo verso la beata trasfigurazione della nostra esistenza nel solco della
risurrezione di Ges�. S�, sarebbe molto strano se questa Buona Novella, che suscita
l'alleluia della Chiesa, non ci desse un aspetto di salvati.
La gioia di essere cristiano, strettamente unito alla Chiesa, �nel Cristo�, in stato di grazia
con Dio, � davvero capace di riempire il cuore dell'uomo. Non � forse questa esultanza
profonda che d� un accento sconvolgente al M�morial di Pascal: �Gioia, gioia, gioia, pianti
di gioia�? E vicinissimi a noi, quanti scrittori sanno esprimere in una forma nuova
pensiamo per esempio a Georges Bernanos - questa gioia evangelica degli umili, che
traspare dappertutto in un mondo che parla del silenzio di Dio! La gioia nasce sempre da
un certo sguardo sull'uomo e su Dio: �Se il tuo occhio � sano, anche il tuo corpo � tutto
nella luce� (78). Noi tocchiamo qui la dimensione originale e inalienabile della persona
umana: la sua vocazione al bene passa per i sentieri della conoscenza e dell'amore, della
contemplazione e dell'azione. Possiate voi cogliere quanto c'� di meglio nell'anima dei
fratelli e questa Presenza divina tanto vicina al cuore umano.
Che i nostri figli inquieti di certi gruppi respingano dunque gli eccessi della critica
sistematica e disgregatrice! Senza allontanarsi da una visione realistica, le comunit�
cristiane diventino luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s'impegnano
risolutamente a discernere l'aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti. �La carit�
non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verit�. Tutto copre, tutto crede, tutto spera,
tutto sopporta� (79).
L'educazione a un tale sguardo non � solamente compito della psicologia. Essa � anche un
frutto dello Spirito Santo. Questo Spirito, che abita in pienezza nella persona di Ges�, lo ha
reso, durante la sua vita terrena, cos� attento alle gioie della vita quotidiana, cos� delicato e
cos� persuasivo per rimettere i peccatori sul cammino di una nuova giovinezza di cuore e di
spirito! � questo medesimo Spirito che ha animato la Vergine Maria e ciascuno dei santi. �
questo medesimo Spirito che dona ancor oggi a tanti cristiani la gioia di vivere ogni giorno
la loro vocazione particolare nella pace e nella speranza, che sorpassano le delusioni e le
sofferenze. � lo Spirito di Pentecoste che porta oggi moltissimi discepoli di Cristo sulle vie
della preghiera, nell'allegrezza di una lode filiale, e verso il servizio umile e gioioso dei
diseredati e degli emarginati dalla societ�. Poich� la gioia non pu� dissociarsi dalla
partecipazione. In Dio stesso tutto � gioia poich� tutto � dono.
Questo sguardo positivo sulle persone e sulle cose, frutto d'uno spirito umano illuminato e
dello Spirito Santo, trova presso i cristiani un luogo privilegiato di arricchimento: la
celebrazione del mistero pasquale di Ges�. Nella sua passione, morte e risurrezione il
Cristo ricapitola la storia di ogni uomo e di tutti gli uomini, col loro peso di sofferenze e di
peccati, con le loro possibilit� di superamento e di santit�. Perci� la nostra ultima parola in
questa Esortazione � un appello pressante a tutti i responsabili e animatori delle comunit�
cristiane: non temano di insistere, a tempo e fuori tempo, sulla fedelt� dei battezzati a
celebrare nella gioia l'Eucaristia domenicale. Come potrebbero essi trascurare questo
incontro, questo banchetto che Cristo ci prepara nel suo amore? Che la partecipazione ad
esso sia insieme degnissima e gioiosa! � il Cristo, crocifisso e glorificato, che passa in
mezzo ai suoi discepoli, per trascinarli insieme nel rinnovamento della sua risurrezione. �
il culmine, quaggi�, dell'Alleanza d'amore tra Dio e il suo popolo: segno e sorgente di gioia
cristiana, tappa per la Festa eterna.
L� il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vi guidino! Noi di gran cuore vi benediciamo.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 9 maggio dell'anno 1975, dodicesimo del Nostro
Pontificato.
PAOLO PP. VI
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